RIASSUNTOQuesto sito contiene un discorso su alcuni punti critici della
Fisica contemporanea, in primo luogo sulla difficoltà di abbracciare in una
sintesi unica le due principali dottrine vigenti, ossia la Teoria della
Relatività Generale e la Teoria dei Quanti, le quali, così come formulate
oggi, si contraddicono. Non è un problema sorto di recente: anzi si trascina
sostanzialmente intatto da circa un secolo, con progressi non trascurabili ma
tutt’altro che risolutivi. È necessario riconoscere che l’impasse non si può
attribuire ad insufficiente impegno dei moltissimi grandi scienziati che
hanno consacrato la propria vita a questa Scienza, né ad un loro difetto di
ingegno, né a qualche carenza di fantasia creativa e nemmeno alla più
temibile di tutte le distorsioni, ovvero l’eccesso di specializzazione. Le difficoltà, probabilmente, affondano le radici in qualcosa di
logico, qualcosa che non giace dentro la Fisica ma, per così dire, sotto
la Fisica; qualcosa che è stato anticipato (e può essere tuttora
simbolizzato) dall’orrore dei Pitagorici quando vennero a contatto con
la radice quadrata di due, entità matematica ma non fisica. Qualche conclusione, verosimilmente certa, si riesce a
raggiungere: che l’esperienza umana, per poter propriamente essere
considerata fisica, deve soddisfare ai requisiti tecnici dell’esprimibilità
e della comunicabilità. In particolare soltanto un’esperienza che oltre ad essere
esprimibile debba necessariamente essere condivisa da tutti coloro cui
può essere comunicata ha carattere oggettivo, e può fare oggetto di una
scienza esatta. L’esprimibilità e la comunicabilità delle esperienze non sono
cose ovvie, anzi ci pongono di fronte a difficoltà matematiche, ed in
particolare aritmetiche, estremamente grandi. Ad esempio le esperienze che fanno oggetto di ciascuna delle due
dottrine principali della nostra Fisica contemporanea (Relatività e
Quantistica, anche considerate separatamente) non si possono formulare in
maniera da soddisfare incondizionatamente il requisito di esprimibilità,
senza il quale non è possibile sperare nella comunicabilità. Ciò appare sufficiente ad invalidare o almeno ad incrinare (nel
senso indicato nel testo) l’una e l’altra. Lo scopo di tutta l’argomentazione (che a causa della sua
primitività non può posare su radici sufficientemente solide) è di cercare se
esiste un modo di formulare la Fisica senza che essa abbia bisogno di leggi
fisiche: e appunto dall’assenza di leggi fisiche nasce il concetto di fisica
anomica, che dà nome a questo documento; Fisica senza leggi fisiche, la quale
(per la stessa definizione) non è galileiana. Le leggi strettamente necessarie sopravvivono non in quanto
leggi di natura, ma in quanto leggi degli strumenti di osservazione: condotte
all’estremo sono le leggi del più fondamentale degli strumenti di
osservazione, cioè la coppia formata dal nostro intelletto e dal nostro
linguaggio. Per questa via, se sapremo percorrerla adeguatamente, possiamo
rispondere ad alcune questioni antiche: perché ed in che misura vediamo tutti
lo stesso mondo, perché la Fisica è complicata, mentre dovrebbe essere
semplicissima, e quali sono le conseguenze delle enormi discrepanze tra
l’aritmetica teorica e l’aritmetica sperimentale le quali riassumono (ma in
forma strettamente scientifica) la corrispondente dissonanza filosofica
tra razionale e reale. L’autore ringrazia il Lettore, se ha avuto la pazienza di
arrivare fino a questo punto, ed ancor più se vorrà valutare appropriatamente
l’intero discorso; attende eventuali osservazioni e suggerimenti, in merito
alla materia trattata, le quali possono essere indirizzate a: osservazioni@fisica-zero.eu. |